Sempre, nella storia della Chiesa, lo straordinario evento di una canonizzazione ha sollecitato e ispirato le arti figurative nel tentativo di riproporre alla devozione dei fedeli e alla memoria dei posteri l'immagine di un nuovo santo. Così è anche per il nostro Beato Bernardo Tolomei, del quale il grande artista Massimo Lippi sta preparando un ritratto scultoreo che troverà adeguata collocazione nell'Archicenobio di Monte Oliveto Maggiore, l'epicentro, per così dire, dell'avventura spirituale e umana del fondatore della nostra famiglia monastica. Riportiamo qui un profilo critico dell'artista per come ce lo presenta Amnon Barzel, già direttore del Museo Pecci di Prato: «Massimo Lippi è un “magicien de la terre”: un poeta, un credente, un artista che crea un mondo di espressionivisive in relazione concettuale ed emotiva con la sua terra e le sue radici culturali, piantate fra le dolci colline diSiena, lontano dalle strategie del mondo artistico benché non ne sia ignaro….Il suo studio all’interno degliimpressionanti spazi di una cittadella agricola medioevale rappresenta ben più che un luogo di lavoro. Esso consente una creazione in situ, nel medesimo luogo dove i suoi antenati furono contadini, e soggetto dellasuaopera sono le tracce della loro esistenza. Non solo: le sue sculture sono realizzate con i materiali che harinvenuto a testimonianza….Possiamo definire gran parte delle opere di Lippi come realizzate da object trouvé,ma a differenza da Marcel Duchamp, che sceglie i suoi oggetti ritrovati, Lippi non ne va in cerca. Si limita soltantoa quelli che esistono intorno a lui…Non c’è distanza fra la materialità delle sue sculture e il loro contenuto.La visualità delle sue opere è determinata dai materiali, e perciò i materiali non sono mai secondari rispetto alla forma, non c’è alcuna separazione fra l’immagine e il materiale. Lo spettatore ricopre un ruolo attivo tramutandoi materiali combinati in possibili oggetti narrativi… Pur muovendosi al di fuori delle teorie artistiche, Lippi solleva più di una questione in merito alla posizione dell’oggetto fra il suo essere primitivo nella sua potente apparenzae materialità, e il complesso discorso riguardante il tempo-spazio della memoria. La memoria non esiste nel passato, è sempre “adesso” nel nostro cervello e nella nostra coscienza. Servendosi di materiali e rimanenze“basse”, Lippi risponde alla definizione di arte come testimonianza del luogo e del tempo. E qui il tempocorrisponde ai segni del passato portati insieme nel presente nel momento in cui diventano elementi costitutividi una nuova opera d’arte…. ». Nella foto una scultura di Massimo Lippi: «L'angiolo custode».
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