giovedì 5 marzo 2009

"Per la canonizzazione di Bernardo Tolomei" di Giulio Conticelli, Firenze


La canonizzazione di Bernardo Tolomei annunciata da Benedetto XVI per il 26 Aprile 2009 getta un fascio di luce su una testimonianza cristiana di sette secoli fa, ma soprattutto sulla storia che unisce noi, nel XXI secolo, e quella personalità: è una luce che illumina in modo singolare la terra di toscana, quella che visse Bernardo Tolomei e che noi oggi condividiamo.
E’ la terra di Toscana e la sua storia che sono in certo modo riscoperte per questo evento della Chiesa universale della canonizzazione, cioè della esemplarità cristiana, di un uomo antico e insieme presente alla nostra coscienza per molteplici ragioni.


1. Bernardo un maestro laico.
Fino quasi a quarant’anni Bernardo Tolomei visse, maestro di diritto, nella città universitaria di Siena: una vita impegnata dentro la cultura giuridica medievale. Il nucleo essenziale della sua preparazione e del suo insegnamento come “doctor iuris” non sfuggiva alla questione fondamentale: come ricercare l’armonia tra la legge di Dio e le poliformi leggi umane? Era questo l’interrogativo che il giurista medievale, come Bernardo Tolomei, si poneva quotidianamente dinanzi all’irruente sviluppo di traffici, di beni e di persone che le città toscane stavano vivendo, con i valori delle libertà comunali. Non è questa ancora una questione attuale, oggi? Non è questa la questione permanente della ispirazione cristiana della politica?
Bernardo Tolomei può gettare luce anche sul nostro presente.

2. Un monachesimo mariano.
Quando Bernardo Tolomei risponde alla vocazione monastica non si allontana di molte miglia dalla sua città: Accona è un luogo impervio ed isolato, ma il tragitto da Siena alla futura Monteoliveto è segnato in modo indelebile, senza soluzione di continuità, dal mistero dell’Incarnazione in Maria di Nazareth, nella donna ebrea alla quale Siena si è dedicata e alla quale anche Accona sarà ugualmente dedicata.
Sono gli anni a Siena della Maestà di Simone Martini nel Palazzo Pubblico, cioè di un’immagine della Vergine fortemente legata con la vita cittadina e che viene proiettata ora da Bernardo Tolomei in mezzo alla natura del contado: unica però è la realtà spirituale mariana, quella urbana già vissuta e ora quella monastica silvestre.
La tradizione benedettina, che Bernardo Tolomei rinnova ad Accona, è in terra toscana singolarmente “mariana”, cioè orientata alla comprensione della mediazione di Maria nella vita di ogni cristiano e di ogni monaco. Con Bernardo Tolomei si svela il tessuto profondamente mariano della civiltà toscana: non solo tracce del passato ma anche indicazioni del futuro che scaturiscono dagli insegnamenti, poi approfonditi, della concezione senza macchia e della assunzione di Maria che gli ultimi due secoli ci hanno dato. Non è forse la riflessione che poi Giorgio La Pira ha compiuto nel 1950 sull’assunzione di Maria e sulle responsabilità sociali che ne derivano, la continuazione di quella riflessione mariana alla quale Bernardo Tolomei si legò così profondamente sette secoli fa?

3. Monastero, città, civiltà, cultura.
Bernardo Tolomei mediò nel rinnovamento della tradizione benedettina quella esperienza laica che aveva vissuto fino ad un’età matura nella vita politica della Repubblica senese. Le responsabilità connesse con gli uffici dovevano essere sempre ponderate, valutate e confermate dal giudizio di tutti e così sarà anche per l’autorità dell’abate che acquista ancor più un profilo di paternità funzionale e sempre meno di posizione dominativa. E’ il riflesso di un sentimento profondo di libertà che sembra rifrangersi dentro la stessa comunità ecclesiale, nel monastero, perché tra monastero e città non vi è frattura ma permeabilità e porosità tra ambiti strutturalmente diversi ma entrambi uniti dal humanum.
Bernardo Tolomei ha lasciato dinanzi ad un grande, epocale dramma, quale la peste del 1348 il monastero silvestre e si è compromesso con la sofferenza urbana: la vocazione continuava e il segno mariano della sua scomparsa intorno alla festa dell’assunzione di Maria, nella città a Lei dedicata, è sigillo emblematico.
La città è cultura non estranea, anzi ansiosa delle ricchezze spirituali del monastero discosto ma non troppo lontano da non potervisi alimentare. La cultura della città è insieme dialetticamente urbana e monastica, se non vuole appiattirsi in un riduttivo naturalismo.
Non è questa una delle grandi questioni che viviamo nelle metamorfosi urbane dove si ricerca un senso del territorio, non solo paesaggisticamente bello, ma soprattutto umanamente orientato? Non è il monastero, “lontano e vicino”, con quella sua stabilità, un invito a pensare per genealogie: generazioni che ci hanno preceduto e generazioni che seguiranno in una responsabilità solidale che deve guidare le scelte concrete?

4. Bernardo…… e Firenze.
Tutta la terra toscana è coinvolta in questa luce che proviene dalla memoria di Bernardo Tolomei con la sua canonizzazione, e Firenze in modo specialissimo.
Forse volle addirittura venire a fondare la sua terza comunità di persona, venendo a Firenze con tutti i suoi problemi di vista. E Firenze ebbe la sua Monteoliveto “lontana e vicina”, una collina quasi aggettante sul porto di Firenze con le barche per Pisa, ma isolata sempre in alto perché si sentisse la distanza e insieme la vicinanza del monastero. Poi venne San Miniato anch’esso sul monte e tante presenze in città per secoli, da S.Lucia de’Magnoli alla collina di Settignano, passando da Santa Maria del Castagno.
Non sarà inadeguato che per questo anno della canonizzazione di Bernardo Tolomei i fiorentini possano trovare un “segno” speciale, un’indicazione dei luoghi che hanno visto la presenza olivetana nella città, cioè la presenza del carisma di Bernardo Tolomei in tante comunità fraterne di uomini e di donne che hanno partecipato all’identità cristiana di Firenze.
Al carisma mariano di Bernardo Tolomei e dei suoi monaci Firenze deve uno specchio nel quale riflette, per mezzo del genio di Leonardo Da Vinci, la sua vocazione mariana. Quell’Annunciazione che si stampa così naturalmente nella mente di ogni fiorentino quando l’ha vista la prima volta, non solo ora visitando gli Uffizi, ma anche in tante moderne riproduzioni, non è un dono universale che Firenze può offrire perché è intessuta della tradizione olivetana di Bernardo Tolomei?
Chissà se i giapponesi che hanno ammirato a Tokyo l’Annunciazione olivetana di Leonardo Da Vinci siano stati incuriositi dalla cornice architettonica e spirituale per la quale fu dipinta, per la devozione mariana a San Bartolomeo a Monteoliveto, lassù sopra San Frediano?
Quell’icona, come poche altre fiorentine, rinvia davvero al cuore mariano di Firenze ed insieme alla dialettica tra città e monastero silvestre che la campagna, gli alberi e i boschi disegnati da Leonardo hanno lasciato all’umanità in quell’ Annunciazione, fiorentina ed olivetana.

5. ……un quesito attualissimo.
Nell’anno di canonizzazione di Bernardo Tolomei vi è la coincidenza ancora che a Firenze quell’antico monastero di San Bartolomeo a Monteoliveto, dopo le soppressioni religiose, dopo le demanializzazioni e le dismissioni militari ora, è ancora vuoto ed in vendita da parte dello Stato.
Non dovrebbe la città di Firenze interrogarsi se quei grandi spazi, anche aggiuntivi all’antico monastero, fondato da Bernardo Tolomei, non potrebbero essere utili per la vita comune della città, per i bisogni emergenti, siano essi anche le necessità di spazi per la preghiera di nuove comunità, come quelle islamiche che sono venute ad abitare qui?
Non è da ripensare un uso comunitario di quella antica memoria olivetana che nella fedeltà alla tradizione benedettina di radice toscana sa interpretare i bisogni nuovi del dialogo interculturale e interreligioso oggi?
C’è bisogno del dialogo tra le religioni, c’è bisogno di creare spazi per la libertà religiosa di altri: la tradizione benedettina si esercita anche reinterpretando sempre l’ospitalità in forme nuove, e qui occorrono intelligenze e meditazioni da compiere insieme. Ancora una volta, superando la tentazione di “privatizzare il futuro”, Firenze potrebbe rivelare il suo volto strutturalmente benedettino, nella memoria di Bernardo Tolomei santo, ridonando alla città gli spazi comuni del Monteoliveto fiorentino.


Giulio Conticelli


5 Marzo 2009

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