mercoledì 6 maggio 2009

Le parole del nostro Padre Abate Generale all'indomani della Canonizzazione del nostro Fondatore



OMELIA IN OCCASIONE DELLA MESSA DI RINGRAZIAMENTO PER LA CANONIZZAZIONE DI
SAN BERNARDO TOLOMEI
CELEBRATA NELLA BASILICA DI SANTA FRANCESCA ROMANA
IN ROMA IL 27 APRILE 2009


Carissimi confratelli, consorelle, oblati e oblate,

Sono più che convinto che tutti noi sentiamo il cuore colmo di gratitudine: vedere il nostro Fondatore esposto nella splendida e solenne facciata della Basilica di San Pietro e il Santo Padre che a gloria della Santissima Trinità lo proclama Santo! Che felicità!
Non può non avere suscitato gioia; questo sentimento è una spinta propulsiva ad esprimere riconoscenza e gratitudine. A chi soprattutto? A Dio, datore di ogni dono perfetto. Specie in questi ultimi tempi lo abbiamo supplicato molto, almeno nella nostra casa madre di Monte Oliveto. Ma il nostro grazie è tanto più concreto e autentico se non è un sentimento passeggero, effimero, del momento, ma si prolunga nella nostra vita.
Carissimi confratelli e consorelle, oblati e oblate, ciò che ora facciamo e celebriamo sia solo l’inizio di un azione di grazie che si prolungherà non solo nelle solenni celebrazioni che dovranno essere organizzate nei nostri monasteri e partecipate e fatte condividere a tutto il popolo di Dio del territorio, ma soprattutto si concretizzerà, si perfezionerà, si completerà giorno per giorno nell’attuare la sua testimonianza evangelica e il suo progetto di vita monastica.
Bernardo fu appassionatamente monaco, vero figlio di San Benedetto, e per questo, non solo è diventato santo, ma è stato riconosciuto degno di essere proposto come modello di santità a tutta la Chiesa. Siamo grati, se anche noi ci appassioniamo nella e per la vita monastica, secondo la fisionomia che lui ci ha proposto.
Passione! E’ impegno, è vitalità, sofferenza, è spirito di sacrificio e generosità: proprio per questo è anche gioia e gratificazione. Così non meriteremo il rimprovero che Gesù fa alla folla (Gv6, 26). Non siamo venuti a Roma per partecipare a una solenne e numerosa cerimonia, ma perché nella Canonizzazione del nostro Fondatore Bernardo Tolomei, abbiamo visto, e vogliamo vedere sempre meglio un segno con cui il Signore ci vuole parlare, ci vuole indicare un itinerario di santità, la sua volontà nei nostri riguardi.
E’ questo “che dura per la vita eterna”, non certamente la splendida e solenne celebrazione di ieri.
Non ci capiti di agire nei confronti del Signore Gesù allo stesso modo in cui agirono i persecutori di Stefano (I° Lettura – lunedì della III settimana di Pasqua: Atti 6, 8-15) che, pur riconoscendo sul suo volto il riflesso della vita di Dio, non ne poterono sopportare il fulgore e lo condannarono. Per questo il Signore Gesù ci mette in guardia: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati” (Gv6, 26). Davanti a questa Parola del Signore che mette a nudo la nostra difficoltà a intuire ciò che il Signore vuole dire a ciascuno di noi, alla nostra Comunità, e a tutta la Congregazione attraverso questo evento di grazia, e a vedere più lontano, il rischio è che noi resistiamo alla sapienza ispirata con la quale San Bernardo Tolomei parla ancora oggi: anche noi – in un modo senz’altro meno evidente – ne eliminiamo la presenza dalla nostra attenzione e dalla nostra vita, con le nostre indifferenze e superficialità.
Ogni volta che ci nutriamo alla mensa della Parola e del Pane, ogni volta che percepiamo anche solo nel segreto del nostro cuore il profumo di un pur fugace passaggio del Signore – e la Canonizzazione lo è stato – siamo chiamati a porre la domanda giusta, che non è: “Quando sei venuto qua?” (Gv6, 25) ma: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?” (Gv6, 28). La risposta è così semplice da metterci in serio imbarazzo: “Credere in colui che egli ha mandato” (Gv6, 29). Accogliere il Signore Gesù come il centro della nostra vita: ciò significa affrontare un bel pezzo di cammino “alla ricerca di Gesù” (Gv6, 24). Si tratta di un cammino che permette la conversione dal vedere al credere, dall’accoglienza del segno – il pane abbondantemente donato e condiviso –al suo senso più profondo fino a “credere in colui che egli ha mandato” (Gv6, 29).
Oggi siamo invitati a credere ed amare come il nostro San Bernardo Tolomei, che non solo ha testimoniato Cristo, ma lo ha imitato nel dare la vita per i propri amici. “Non c’è un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” (Gv15, 13)

+ MICHELANGELO M. TIRIBILLI OSB OLIV
ABATE GENERALE DELLA CONGREGAZIONE BENEDETTINA
DI SANTA MARIA DI MONTE OLIVETO

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